La storia di Shiso Kanakuri è una delle più curiose e affascinanti della storia olimpica.
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Shiso Kanakuri (1891–1983) era un maratoneta giapponese che partecipò ai Giochi Olimpici del 1912 a Stoccolma, in Svezia. A quel tempo, il Giappone era appena entrato nel mondo olimpico e Kanakuri era considerato uno dei migliori atleti del Paese, scelto per rappresentarlo in uno degli eventi più impegnativi: la maratona.
La maratona si svolse il 14 luglio 1912 in condizioni climatiche estremamente calde, con temperature che superavano i 30°C. Su 68 partecipanti, solo 34 riuscirono a concludere la gara. Kanakuri, già debilitato dal lungo viaggio in nave e treno fino alla Svezia, soffrì particolarmente il caldo.
A metà gara, stremato e disidratato, Kanakuri si fermò in una casa lungo il percorso dove una famiglia svedese gli offrì dell’acqua e un po’ di ristoro. Tuttavia, una volta riposatosi, decise di ritirarsi dalla competizione senza informare gli organizzatori. Di fatto, “scomparve” dalla gara.
Gli organizzatori non sapevano dove fosse finito Kanakuri e per anni fu considerato “disperso”. In realtà, era tornato tranquillamente in Giappone, dove continuò la sua carriera atletica, senza rendersi conto del clamore che la sua sparizione aveva suscitato.
Nel 1967, una rete televisiva svedese scoprì la storia e rintracciò Kanakuri, ormai anziano. Gli proposero di tornare a Stoccolma per completare simbolicamente la maratona. Kanakuri accettò con entusiasmo e concluse ufficialmente la gara con un tempo totale (ovviamente simbolico) di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, e 32 minuti.
Alla fine della corsa, Kanakuri dichiarò con ironia:
“È stato un lungo viaggio. Durante questo tempo, mi sono sposato, ho avuto sei figli e dieci nipoti.”
Kanakuri è oggi considerato il “padre della maratona giapponese” e la sua storia è un esempio di perseveranza e umorismo nel mondo dello sport. La sua vicenda continua a essere raccontata come una curiosità leggendaria dei Giochi Olimpici.